Cariche a Pisa, Piantedosi incontra i sindacati: “Casi isolati, nessun cambio di strategia”

Cariche a Pisa, Piantedosi incontra i sindacati: “Casi isolati, nessun cambio di strategia”

Cariche a Pisa, Piantedosi incontra i sindacati: “Casi isolati, nessun cambio di strategia”



Le cariche a Pisa? “Siamo di fronte solo a casi isolati in corso di valutazione e non è mai intervenuto alcun cambio di strategia in senso più restrittivo della gestione dell’ordine pubblico”. È quanto ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante la riunione con i vertici dei sindacati confederali che avevano chiesto un incontro urgente al numero uno del Viminale, finito nel mirino delle responsabilità per le manganellate degli agenti sugli studenti e smentito nella ricostruzione di quanto accaduto in via San Frediano dalla topografia e dai video. “Non importa che siano tanti o uno, sono episodi che non devono più acadere”, ha replicato il numero uno della Cgil, Maurizio Landini. Perché sono scene che, per dirla con la guida della Cisl Pierpaolo Bombardieri, “non sono da Paese democratico perché non possiamo accettare che ci siano persone con le braccia tese che non vengono identificate e ragazzi che protestano con le braccia alzate e vengono manganellate”.

“Inaccettabili le polemiche contro il governo e la polizia”

Per Piantedosi sono parimenti “inaccettabili, perché false e strumentali, le polemiche sollevate contro il governo con l’obiettivo di accreditare nell’opinione pubblica la narrazione di una presunta strategia tesa a impedire la libera manifestazione del pensiero. Ed è ancor più inaccettabile che per queste finalità di natura politico-elettorale ci si spinga perfino ad attaccare il ruolo e la professionalità delle forze di polizia”, ha aggiunto il ministro. Che, secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, ha voluto sottolineare che “negli scorsi anni sono avvenuti accadimenti analoghi con incidenti ancor più gravi”. Sottintendendo dunque che dal suo punto di vista non ci sarebbe alcun clima repressivo dovuto al colore politico dell’attuale governo, ma “episodi” trasversali.

“Il governo – ha aggiunto – non ha cambiato le regole di gestione dell’ordine pubblico; i responsabili della sicurezza agiscono sul territorio sulla base di valutazioni fatte sul posto e non seguendo fantomatiche indicazioni da parte del livello politico; nessuno ha interesse ad alzare il livello di tensione durante le manifestazioni e men che mai il Viminale”.

“Nessuna contrazione della libertà di manifestare”

Anzi, per Piantedosi, i dati in possesso del suo ministero dimostrerebbero come non ci sia stata “alcuna contrazione della libertà di manifestare. Spiega: “Il governo fin dall’inizio del conflitto israeliano-palestinese ha assicurato la piena libertà di manifestare a tutte le parti, sostenendo un rilevantissimo sforzo in termini di gestione dell’ordine pubblico. Basti pensare che dal 7 ottobre scorso su tutto il territorio nazionale si sono svolte 1.076 iniziative e che soltanto in 33 occasioni si sono registrate criticità”. Ad aumentare sono state di certo le identificazioni. Ormai note quelle del loggionista della Scala, reo di aver gridato “Viva l’Italia antifascista”. E dei 12 che, sempre a Milano, hanno depositato dei fiori dopo la morte di Navalny. Ma anche le azioni di forza, le cariche a Firenze e Catania. “Episodi avvenuti nelle scorse settimane che ci preoccupano molto”, ha detto Landini. Ma Piantedosi difende sé stesso e l’operato delle forze di polizia, “servitori dello Stato e lavoratori che godono della massima fiducia di tutto il governo”: “L’incremento è avvenuto anche in virtù delle ‘operazioni ad alto impatto’ (548.564 identificazioni) e nel generale rafforzamento del territorio, attività invocate dai cittadini e dagli amministratori locali perché hanno subito prodotto risultati tangibili”, spiega.

“Condivido le parole di Mattarella, linfa vitale per tutti”

Quanto alle parole, nettissime, pronunciate dal capo dello Stato e non sostenute dall’intera maggioranza, il ministro ha invece dichiarato di “condividere pienamente le parole del presidente Mattarella, il cui magistero è linfa vitale per tutti noi: l’autorevolezza delle forze di Polizia non si nutre dell’uso della forza ma affonda nel sacrificio di centinaia di caduti nella lotta al terrorismo e alla criminalità, nella leale difesa delle istituzioni democratiche anche negli anni più bui della Repubblica, nella capacità di accompagnare con equilibrio e professionalità lo sviluppo della società italiana”, ha spiegato Piantedosi. E “condivido – ha aggiunto – anche l’altro richiamo precedente del presidente contro la “intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese”.

Chi ancora invece tace è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E su questo è Landini a dire: “La regola del bel tacere non fu mai scritto. Siccome la vedo sempre molto attenta su tutto, è chiaro che questo silenzio di per sé ha parlato finora”

“Tutti i documenti d’indagine consegnati in Procura”

Ai leader dei sindacati che chiedevano conto dei fatti di Pisa, il ministro Piantedosi ha invece spiegato “è in corso un’indagine da parte della magistratura che farà piena luce su quello che è accaduto anche grazie a una completa documentazione messa subito a disposizione, comprendente anche materiale videofotografico realizzato dalla Digos durante la manifestazione, prassi consolidata che garantisce sempre la massima trasparenza degli operatori”.

Le relazioni di servizio e il materiale videofotografico, ha spiegato il ministro, saranno esaminate dal Dipartimento di Pubblica sicurezza per “verificare in maniera approfondita quanto è accaduto”. Dunque, dal Viminale, ha aggiunto, “nessuna sottovalutazione ma un atteggiamento responsabile e disponibile anche all’analisi autocritica, come sempre avvenuto e come chiarito fin dal giorno degli incidenti”.

“Le responsabilità vanno individuate e chi ha sbagliato deve assolutamente pagare”, ha detto Daniela Fumarola della Uil. Mentre Bombardieri ha aggiunto: “Noi ovviamente non abbiamo messo sotto processo le forze dell’ordine di questo Paese. Sono lavoratori, lavoratrici che fanno il loro lavoro. In molti casi sono sindacalizzati e meritano rispetto. Proprio per questo chiediamo che ci sia l’identificazione del percorso decisionale eventualmente dei responsabili. Non vorremmo fare di tutta l’erba un fascio”. Di codici identificativi per gli agenti, però, non si è parlato.

Nessuna ipotesi di reato finora

Ci sarebbero, come ha scritto Repubblica, quattro sequenze interessanti, che riguardano altrettanti poliziotti della celere. Avrebbero inseguito alcuni giovani dopo averli colpiti una prima volta. Si tratta di posizioni da vagliare, tra le quali potrebbero esserci gli indagati. Ma i carabinieri valuteranno anche la gestione della piazza, per capire chi ha fatto partire la carica. Al momento si parla di errore, non vengono ipotizzati reati.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-02-26 13:36:08 ,www.repubblica.it

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